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mercoledì 18 agosto 2021

Opium/Absinth - Nullified Thoughts

#PER CHI AMA: Noise/Hardcore, Eyehategod
E questi due da dove saltano fuori? Maurizio Cervella (basso e voce) e Mattia Fenoglio (batteria) sono le menti marcescenti che stanno dietro a questo insano EP, intitolato ‘Nullified Thoughts’, sotto lo stupefacente moniker Opium/Absinth. Cinque invece le tracce malsane da spararci in faccia come il più duro degli schiaffoni inflitto al peggiore dei nemici. Si parte con le dinoccolate ritmiche di “Burn the Bear” che si muove tra laceranti accelerazioni noise hardcore, math e rallentamenti sludge, mentre la voce di Maurizio si diletta tra vocalizzi quasi slam e caustici growling, il tutto in poco meno di tre minuti fatti di sonorità asfissianti e malvagie al tempo stesso. “Blasph Beat” ha un che di punk nelle pulsioni iniziali di quel suo dinamitardo basso (ma a proposito, la chitarra dov’è?). Poi, un frangente atmosferico spariglia le carte in tavola prima di ritrovarci al punto di partenza da cui tornare a far male con una ritmica carica di rabbia e dolore. In “Kelevra”, l’abbinata basso-percussioni è a dir poco ipnotica nel suo processo crescente, fino a quando i vocalizzi (davvero buoni) si prendono tutta la scena, vomitando il proprio dissapore in un contesto rumoristico in costante decadimento atmosferico. L’effetto è catalizzante quasi quanto quello dell’intervista shockante che apre “Bunch of Hookers and Cocaine”, un’altra song al vetriolo in grado di molestare i nostri sensi. A chiudere il tutto, ecco “Shattered Pelvis“ e le sue sonorità a cavallo tra sludge, post-hardcore e doom. Ruvidi signori questi Opium/Absinth. (Francesco Scarci)

(Vollmer Industries/Brigante Records/Longrail Records/Tadca Records - 2021)
Voto: 74

https://vollmer-industries.bandcamp.com/album/nullified-thoughts

mercoledì 1 aprile 2020

Untitled with Drums - Hollow

#PER CHI AMA: Alternative Rock, A Perfect Circle
Secondo lavoro per questo quintetto francese che prende il nome da una canzone dei mai troppo lodati Shipping News. Questo l'indizio che aiuta ad inquadrare le coordinate di riferimento della musica degli Untitled With Drums, cosi tesa tra reminiscenze post-rock e noise di fine anni '90 e le influenze quasi progressive dei primi anni 2000, portate da band quali Tool o Cave in. Quello dei cinque francesi è un rock oscuro e di sicuro impatto, nel quale un songwriting di qualità si fa strada attraverso coltri di feedback e bassi distorti, sorretto da un drumming potente e preciso, e una voce sempre in grado di reggere il pathos. Difficile scegliere i brani migliori, laddove la qualità media è sempre piuttosto alta (con una leggera flessione forse nella seconda parte dell'album), raggiungendo notevoli picchi di intensità nell’incedere marziale della drammatica “Silver” o nei saliscendi emozionali di “Passing on”, “Amazed” o “Strangers”, con il suo drumming tribale, mentre “Hex” lambisce gli A Perfect Circle o i migliori Incubus. Quello che piace, in generale, è come ogni pezzo contenga un’evoluzione, un twist in grado di tenere costantemente vivo l’interesse, scongiurando il pericolo dato da una certa omogeneità di atmosfere di far assomigliare un po’ troppo i brani tra loro. 'Hollow' è un disco solido e compatto, fosco e potente, perfetto per chi ama i nomi di riferimento e non solo. (Mauro Catena)

(Seeing Red Records/Araki Records/Brigante Records/Atypeek Music - 2020)
Voto: 74

https://untitledwithdrums.bandcamp.com/

mercoledì 21 febbraio 2018

Omza - Otto Maddox Zen Academy

#PER CHI AMA: Hard Rock/Post Grunge
Gli OMZA sono in cinque e sono di Trieste, una band giovane, matura e con un sound che convince e ammaglia sin dai primi minuti di rotazione del loro nuovo album 'Otto Maddox Zen Academy'. Ma andiamo con ordine. La band bazzica l'underground da qualche tempo anche se con nomi diversi e quest'album non fa che raccogliere i brani scritti finora e pubblicati da Brigante Records e Vollmer Industries. Il digipack è del tipo extra lusso, due ante in cartonato super pesante ed un booklet a ben sedici pagine con un artwork pulito e moderno dai toni scuri e netti. Le tracce sono nove e sono un vero e proprio excursus musicale tra rock, punk e pop, fusi tra loro in maniera convincente e dirompente. In "Birds", la opening track ha l'appeal prettamente rock venato di suoni british, dove i riff di chitarra fanno da spina dorsale alla traccia, ed insieme all'ottimo lavoro di batteria di basso, regalano un groove potente e filante. Accelerazioni, break, assoli e quant'altro in poco più di tre minuti e mezzo, in una canzone che racchiude gli OMZA e ne fa da manifesto musicale. "Motivational #1" è meno ammiccante, i toni si tingono di scuro e i pattern si fanno apprezzare per la loro dinamicità. Il vocalist ha un ruolo determinante come in tutti i brani, grazie alla sua timbrica sospesa tra Pierpaolo Capovilla ed Ozzy, che s'incastra perfettamente nel sound dei nostri e li rende riconoscibili dopo pochi secondi. Ottima anche la pronuncia, fondamentale se si vuole avere un appeal internazionale come quello cercato dalla band triestina. I testi invece non si spingono mai oltre al pop, peccato perchè avrebbero dato maggior spessore ad una produzione già di per sé molto buona. L'energià prorompente della band continua in "Time Machine", altro brano profondamente british rock che ricorda i vecchi Radiohead, ma meno sperimentali. Si fa apprezzare il break che rallenta e incupisce il pezzo che non vuole essere che una bella ballata spensierata, con bei riff di chitarra e arrangiamenti puliti. L'album chiude con un tributo al Duca Bianco e lo fa rivisitando un classico come "Moonage Daydream": il pezzo è sicuramente piacevole grazie ai suoni che dopo quarant'anni hanno fatto passi da gigante, ma si sente la mancanza di un tocco di glitter, quel qualcosa che ti fa scattare la scimmia e ti dice che il confronto con l'originale è stato superato con successo. Gli OMZA sono una band che lavora bene sui pezzi e produce bella musica, mettendoci pathos e sudore della fronte. Alla fine 'Otto Maddox Zen Academy' è sicuramente un buon album che andrebbe ascoltato dal vivo per poter meglio apprezzare quella chimica che dovrebbe crearsi tra band e pubblico, quella che non passa attraverso le cuffie o gli speakers. (Michele Montanari)

(Brigante Records/Vollmer Industries - 2017)
Voto: 75

https://omza.bandcamp.com/album/otto-maddox-zen-academy

martedì 20 dicembre 2016

Rosario - And The Storm Surges

#PER CHI AMA: Sludge/Stoner
Siano lodati i Rosario che, dopo la bella prova di 'Vyscera', recensito sulle nostre pagine quasi due anni fa, tornano con un nuovo lavoro, 'And The Storm Surges'. La band padovana nel frattempo di strada ne ha fatto parecchia e, cosciente del proprio potenziale, ha dato una grossa spinta ai live in patria e oltre confine, curando parecchio il sound e la composizione dei brani. Questa volta quindi puntano sull'all-in con un risultato finale davvero ottimo, dopo aver compreso che la via del successo è quella di far tesoro delle influenze e dell'esperienza per ricercare un proprio stile. Si può dire che i nostri si siano scrollati di dosso il cliché basato sui volumi e il muro sonoro, lavorando su quel groove che rapisce l'ascoltatore e te lo fa tenere stretto come un seguace pronto a seguirti ovunque tu vada. Già forti di una sezione strumentale solida e creativa, la parte vocale li aiuta a spiccare tra le tante band che affollano l'ambiente stoner/doom/sludge e la cordata di etichette a supporto, spingerà al massimo questo nuovo album. La versione che abbiamo ricevuto è quella digisleeve, ma lo troverete anche su un godurioso doppio LP da 180 gr. con un fitto merchandising fatto di t-shirt, cappelli e quant'altro. L'artwork è spettacolare, curato dagli stessi Rosario che hanno optato per il classico bianco e nero dal tema lugubre e vintage. Ma passiamo ai brani, cuore pulsante di questo full length dove tutto inizia con "To Peak and Pine", una bordata stoner/sludge dall'impronta heavy metal/thrash che i nostri padovani si portano dietro come bagaglio musicale di chi suona da qualche anno. La sezione strumentale, nonostante sia trascinata dai possenti riff delle chitarre, esce in maniera piena e maestosa, ricordando i Mastodon per i suoni azzeccati e gli arrangiamenti. Subito si viene coinvolti dal cantato, una voce ruvida e potente che si destreggia con classe e riesce a rincarare la dose nei passaggi cruciali del brano. Un brano carico, trascinante e messo in apertura al disco per mettere subito in chiaro che i Rosario sono qui per picchiare duro puntando su brani ben fatti, come il successivo "Vessel of the Withering". L'introduzione è perfetta nella sua semplicità, gli arpeggi di chitarra al limite del ambient/post rock sono il cancello che ci permette di accedere al mare di oblio che i nostri faranno attraversare con il loro vascello fantasma. Le note dissonanti instillano ansia e desiderio di fuga che portano al ritornello, ma poi si innesca un cambio di ritmo dove batteria e basso la fanno da padrone, martellando a più non posso e giocando su stop & go che danno dinamicità al brano che supera abbondantemente i sei minuti. Le accelerazioni ricordano la scuola thrash death di Pantera e Sepultura, ove velocità e dinamica ci conducono fino alla fine provati ma con il sorriso sulle labbra. Arriva il turno di "Radiance" e la vostra sanità mentale verrà messa alla prova definitivamente con un'introduzione dal sapore quasi grunge e southern rock, ove le chitarre duettano con il cantato trasognante e onirico che ci porta nella fredda notte del deserto sotto un cielo stellato. Un momento intimo e spirituale che ad occhi chiusi innesca la risonanza delle vostre molecole che seguiranno il crescendo e la successiva esplosione distorta. Gli arrangiamenti permettono di apprezzare appieno l'evoluzione del brano che pulsa, si allunga e poi ritorna su suoi passi, coinvolgendo l'ascoltatore che rende grazie anche per suoni sempre all'altezza. Ma i Rosario sono anche dei vecchi thrasher che badano al sodo e alla botta, come in "Monolith", dove corrono veloci e senza freni, ma sempre con un taglio personale. Particolare e ben riuscita anche "Dawn of Men", un ritorno alle origini tra chitarre acustiche e vocalizzi, con la band che si spoglia dei suoni pesanti ed elettrici per alleggerirsi e tornare, anche se per poco, ad una musica primitiva che va ascoltata e non capita. L'album chiude con "And Then... Jupiter", altro pezzo complesso dalle sonorità a cavallo tra post metal e stoner/doom, a conferma che i Rosario hanno lavorato tanto e duramente per centrarsi interiormente e trovare la propria identità nel vasto panorama musicale di questo momento storico. Non ho dubbi, un album bello ed appagante, meritevole di un ascolto attento per essere apprezzato in toto, cosi come pure i live della band che regalano trip lisergici ad alto contenuto di watt. (Michele Montanari)

(Brigante Rec/Dio)) Drone/Electric Valley/In the Bottle Records/Taxi Driver
Red Sound Records - 2016)
Voto: 85

https://rosariomusic.bandcamp.com/

mercoledì 16 novembre 2016

Demikhov - Experimental Transplantation of Vital Organs

#PER CHI AMA: Noise/Drone/Experimental
Demikhov Vladimir fu un chirurgo russo del '900, pioniere delle trapiantologia, infatti viene ricordato per i suoi innumerevoli esperimenti, tra cui il trapianto della testa di un pastore tedesco morto in un incidente prima di essere sottoposto alla stessa procedura per il cuore. Demikhov è anche il moniker di una band di Desenzano (Brescia), per l'esattezza un trio formato da basso/chitarra/batteria dediti a "musica brutta fatta di fuzz e martello" (come dichiarato dai nostri). Lunga la lista delle label che hanno prodotto/supportato la fatica del terzetto lombardo (le prolifere Dio Drone e Cave Canem D.I.Y. tra gli altri), contenuta in un bel digipak dalla grafica vintage. Il disco contiene otto brani che navigano nelle acque del noise/post hardcore/sludge non cantato, un mix di malessere sia a livello di suoni che di arrangiamenti. L'obiettivo del trio bresciano è di colpire, infastidire e lasciare il segno in questo panorama musicale che offre infiniti prodotti musicali per tutti i gusti. Nonostante il progetto sia strumentale, l'impatto sonoro sconvolge e attira l'ascoltatore negli oscuri meandri della mente, tra pazzia e genialità, dove spesso il confine è talmente sottile che è impossibile discernerlo. "Accumulating Failures Magnifies Your Heads’ Collection" ha un incipit vigoroso con una batteria scalciante e feedback di chitarra che ricordano il format dei Bachi da Pietra, una devastazione totale, che emerge proprio da una scelta oculata in fase di registrazione. Dimenticate quindi le finezze dell'era digitale, e fatevi violentare da quel sound grezzo e cattivo che vi riporterà indietro nel tempo di almeno una decade. Mentre basso e batteria continuano su questa linea pulsante, la chitarra lascia gli accordi e si impegna in riff arpeggiati dal suono etereo e lugubre. L'atmosfera diventa meno opprimente grazie al lungo break centrale al limite del drone, poi il crescendo ci prepara al terrore angosciante che esplode e ci conduce fino alla fine del brano ma con qualche neurone in meno. Quasi nove minuti di terapia a base di elettroshock. "My Mind Master Mystic Mademoiselle" inizia con fievoli rintocchi seguiti da un muro di distorsione in puro stile Sunn O))) che ci fa sprofondare nel grembo della lentezza per buona metà del brano. Ad un certo punto il batterista e il bassista vengono colti da un raptus per cui iniziano a martellare in maniera ossessiva, portandoci alla classica esplosione di noise e perdizione, una sorta di Hate & Merda senza voce. Un buon album questo 'Experimental Transplantation of Vital Organs', fatto di suoni giusti e da un concept ben studiato. La scelta della via strumentale funziona e i Demikhov si aggiungono all'ampio stuolo di band che perseguono il genere. A questo punto vincerà chi riuscirà a reinventarsi, staccandosi dagli schemi con soluzioni diverse, anche non convenzionali. Mi immagino già sperimentazioni con strumenti a fiato, archi, voci femminili, elettronica anni '80, sarà necessario solo trovare il coraggio di provare e non temere di uscire dal coro. (Michele Montanari)

(Dio Drone / Toten Schwan / Vollmer Industries / Brigante Records and Productions / Koe Records / Cave Canem D.I.Y. / I Dischi del Minollo - 2016)
Voto: 75

https://demikhov.bandcamp.com/